Le ragioni della mostra
Icone di scienza ripercorre la storia della scienza a Bologna nella prima età moderna attraverso le autobiografie e i ritratti dei suoi principali protagonisti. La scelta di tale angolazione storica è in primo luogo giustificata dalla presenza presso l’Università di Bologna di un’eccezionale collezione di quadri, recentemente catalogata da Giulia Gandolfi, che da un lato testimonia di un legame caratterizzante con l’Istituto delle scienze e dall’altro rivela una notevole galleria di medici e scienziati. A questa preziosa documentazione iconografica si affiancano altri documenti non meno importanti, costituiti da medaglie, sculture, monumenti lapidei, epigrafi, libri, album, manoscritti e lettere, che ci mostrano come i naturalisti bolognesi, dal Rinascimento alla fine del Settecento, avessero elaborato sofisticate tecniche di autorappresentazione alle quali attribuivano grandissima importanza per migliorare o affermare l’eminenza della propria reputazione. Il filo rosso che accompagna i 105 pezzi esposti in mostra illustra le modalità attraverso le quali i protagonisti di questa storia vollero apparire ai propri contemporanei ed essere ricordati dai posteri.
L’occasione offerta dall’indagine storica del fenomeno dell’autorappresentazione dello scienziato ha ispirato l’idea di ripensare in modo meno transitorio la collocazione attuale dei ritratti esposti presso il Museo di Palazzo Poggi, il Rettorato e la Biblioteca Universitaria. Grazie alla fattiva collaborazione degli enti coinvolti, la mostra interviene sul percorso espositivo esistente proponendo un ordine da cui potranno riemergere i lineamenti delle vite di uomini, donne e istituzioni che hanno animato le feconde stagioni della storia della scienza bolognese.
Marco Beretta